
Particolarmente interessante il turismo verde. Sopra Villa San Pietro si trova la splendida zona di Gutturu Mannu, parte della quale è compresa nella riserva naturale del WWF di Monte Arcosu. LA ricca flora mediterranea e un’invidiabile patrimonio faunistico che attira gli amanti di mountan bike, gli appassionati di fotografia, di collezionismo ed escursionismo.
Chi ama passeggiare senza dubbio troverà luogo fra la piana di Is Canargius, considerata la valle più ricca d’acqua di tutta la XXIII° Comunità Montana. Senza dubbio il turismo è una voce importante dell’economia locale del paese, a cui si affianca agricoltura, pastorizia, attività primarie ed espressione della vocazione propria di Villa San Pietro. Il paese è caratterizzato ovviamente dai sui riti tradizionalisti religiosi e folcloristici che si svolgono nel corso dell’anno, tra cui il comitato “ Is Obreris” che organizza balli in piazza e performance folcloristiche, spettacoli pirotecnici, gare sportive e poetiche. Nel mese di Maggio in occasione di S. Efisio, Villa San Pietro organizza all’interno del paese,una festa in onore del Santo Martire per accoglierlo nel miglio modo possibile. Sui balconi delle terrazze si possono notare tappeti ed arazzi colorati e secondo l’antico rito di “Sa Ramadura”, lungo la strada dove passa il cocchio, il manto stradale viene completamente rivestito da fiori ed erbe aromatiche. Inoltre vi sono coloro che per devozione del Santo, lasciano oggetti ed ex voto che sistemano sul cocchio o sul mantello del Santo Martire
Chiesa di San Pietro
L'edificio è attualmente inglobato nell'abitato di Villa San Pietro, ubicato nella valle di Pula, a poca distanza dal mare.
La chiesa di San Pietro a Villa San Pietro è un episodio minore, ma non per questo meno significativo, della vicenda edilizia romanica in Sardegna.
Mancano documenti coevi all'epoca di edificazione, collocabile alla fine del XIII secolo. La chiesa mostra un fenomeno peculiare dell'architettura di quel secolo, che in Sardegna segna l'innesto nella prassi costruttiva romanica di elementi desunti dal bagaglio decorativo dello stile gotico. Si tratta di un momento di passaggio che esemplifica le modalità di avvicendamento delle correnti stilistiche nell'arte: non cambiamenti improvvisi e netti, ma iniziali sovrapposizioni verso il prevalere di uno stile su un altro.
La chiesa duecentesca, in pietre calcaree dalle tonalità calde, ha pianta a navata unica conclusa da un'abside perfettamente orientata e coperta da un tetto ligneo. Lo spazio interno è scandito in campate da archi diaframma a tutto sesto. Alle dimensioni ridotte si associa una certa lineare semplicità dei paramenti esterni.
La facciata è divisa mediante lesene in tre specchi, che si concludono con archetti pensili a sesto acuto impostati su peducci con ornati geometrici, vegetali o a semplice modanatura. In diversi punti della facciata, culminante con un campanile a vela, sono presenti cavità semisferiche destinate ad alloggiare bacini ceramici ora perduti. Nei prospetti laterali si ripropone la medesima suddivisione in specchi appena osservata, e la stessa teoria di archetti che però sono semicircolari.
Il fianco N si distingue per la presenza del portale che ricalca lo schema di quello di facciata. In questo caso si segnala l'architrave in pietra grigia dall'ornato interessante: una croce e una figura umana molto schematica si dispongono nel campo decorativo realizzati a rilievo molto schiacciato. Nel prospetto absidale gli archetti, che seguono i salienti del tetto, sono nuovamente a sesto acuto e lobati nella parte superiore. Lungo il semicerchio alla base della copertura del catino absidale, questo sistema ornamentale si conserva solo in parte e limitatamente ai peducci, essendo andato perso un gran numero di archetti a tutto sesto.